In occasione del Natale ormai alle porte, lo Studio Legale Formica e Associati, coglie l’occasione per riportare una piccola raccolta di pronunce giurisprudenziali, per i casi più ironici ed insoliti aventi tematica natalizia.
Il primo caso riguarda un argomento sul quale ha avuto modo di pronunciarsi la Corte di Cassazione, in riferimento a quanto accaduto al titolare di un ristorante che, preso dall’euforia dei festeggiamenti, finiva per ferire con il tappo dello spumante appena aperto, una cliente che sedeva poco distante.
La Suprema Corte pronunciatasi sulla vicenda, ravvisava nella condotta dell’euforico ristoratore, il reato di lesioni colpose, a causa della mancata adozione delle idonee cautele del caso, condannandolo alla pena prevista dall’art. 590 c.p., il quale stabilisce testualmente: “Chiunque cagiona ad altri per colpa una lesione personale è punito con la reclusione fino a tre mesi o con la multa fino a 309 euro[…]”. (Cass. Pen., Sez. IV, n.32548 del 12.07.2016)
Ebbene sì, anche un gesto goliardico può finire per “conciarci per le feste”.
Il secondo caso riguarda una compagnia aerea che, a causa del ritardo riportato per il volo in programma, impediva allo sfortunato passeggero, di trascorrere le festività natalizie con i propri cari. In tale occasione, il Giudice di Pace di Cagliari (n. 571/2012) adito, si era pronunciato, condannando la compagnia aerea, a risarcire i danni patrimoniali e non patrimoniali al passeggero costretto a trascorrere la vigilia di Natale in aeroporto, consumando il “cenone” in solitaria, con del cibo acquistato presso un bar poco distante dal gate. L’uomo difatti, oltre al risarcimento di oltre € 600,00 per il danno esistenziale subito, era stato rimborsato anche di quanto speso per comprare i due “tristi” panini.
Quanto invece alla sua richiesta di vedersi risarcito anche il danno subito per non aver potuto assistere alla Santa Messa, niente da fare. A Natale si è sì, più buoni, ma mai forzare la mano!
Il terzo caso riguarda la decisione assunta dalla Corte di Cassazione con sentenza n.5395/2014, la quale, chiamata a pronunciarsi in merito ad una caso di separazione giudiziale dei coniugi, aveva stabilito l’addebito della separazione in capo al marito, il quale era solito spendere molto denaro nel gioco e che, solo nel periodo natalizio, aveva sperperato oltre € 1.000,00 giocando a carte.
La Suprema Corte adita, aveva infatti chiarito che “anche il gioco d’azzardo, ripetuto ed eccessivo, viola in modo grave gli obblighi matrimoniali sino a rendere la convivenza intollerabile e a far scaturire separazione e consequenziale addebito.”
Difatti, il discutibile vizio che impegnava il marito della coppia per diverse ore al giorno, oltre a rappresentare una cattiva abitudine, lo portava a stare spesso, e senza alcun giustificato motivo, fuori casa, non ottemperando ai propri doveri di marito e padre, per di più sottraendo grosse somme di denaro alla cura e al sostentamento della propria famiglia.
Pertanto, senza negare il piacere che può derivare dal giocare a carte con amici o in famiglia, specie durante il periodo natalizio, si consiglia di non esagerare esponendosi ad eccessi.
Infine, un ultimo caso, riguarda la decisione del Tribunale di Bari, in ordine alla condotta posta in essere da un uomo, che soleva inviare infausti auguri di Natale. Il Tribunale adito, aveva valutato penalmente rilevante il comportamento dell’uomo che si era rivolto più volte alla sua vittima, minacciandola ripetutamente del fatto che, se non gli avesse dato i soldi richiesti, la madre avrebbe passato “un brutto Natale”, condannandolo dunque, per estorsione.
Difatti l’art. 629 c.p. punendo “Chiunque, mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”, intende scongiurare che la prospettazione di un evento dannoso per l’incolumità fisica della vittima o di una persona ad essa molto vicina, spingano la stessa a gesti disperati o comunque non voluti.
Il Tribunale adito, specificava inoltre che “In tema di estorsione, la violenza o la minaccia può essere manifestata in modi e forme differenti, purché venga a crearsi la condizione di costrizione psichica della vittima volta, ad ottenere un profitto ingiusto per sé o per altri, con danno altrui.”
Ne deriva dunque, che ai fini dell’integrazione di tale fattispecie criminosa, debba essere esercitata una coartazione tale, da generare nella vittima un timore attuale e concreto, che spinga la stessa a compiere azioni che altrimenti non avrebbe mai posto in essere, sussistendo quindi un nesso di causalità tra la minaccia o la violenza e il comportamento collaborativo.
Nella speranza che le festività ormai alle porte possano rappresentare un’occasione per ritrovare gioia e serenità, seppure con modalità desuete, lo Studio legale Formica e Associati augura a tutti un Buon Natale e un Felice anno nuovo.
A cura dell’Avv. Valeria Palumbo